100 mila chilometri quadrati di foreste nelle mani delle compagnie del legno. In seguito alla pubblicazione del rapporto sulla revisione delle concessioni forestali, il governo del  Congo ha annunciato la conferma a lungo termine di 65 concessioni, estese su 10 milioni di ettari di foresta. Il gruppo di lavoro incaricato dal governo aveva assicurato che le con cessioni riconfermate non avrebbero superato i 4,4 milioni di ettari.
L'annuncio di oggi segue una serie di ricorsi da parte di imprese forestali a rischio di cancellazione dei contratti. Diciannove ricorsi su 87 sono stati accolti. "E' certamente un buon segno, il fatto che il governo congolese non abbia completamente ceduto alle richieste dell'industria. Ora ci appelliamo affinché assicuri la protezione delle nostre foreste, avviando un processo di definizione della loro destinazione d'uso, che coinvolga pienamente le comunità locali" ha commentato René Ngongo, consulente forestale di Greenpeace. 
Le comunità locali in questi mesi hanno più volte protestato contro il taglio industriale, che spoglia le loro foreste di preziosissimi alberi secolari, lasciando dietro di sé distruzione e povertà. La distruzione delle foreste del Congo costituisce inoltre una grave minaccia al clima globale, oltre a danneggiare la popolazione del paese. 

Greenpeace ritiene che l'eliminazione della corruzione resti la sfida principale nel settore forestale della Repubblica Democratica del Congo "Ci auguriamo che la cancellazione di numerosi contratti avvii un ripensamento sulle alternative al taglio industriale. L'industria del legno invece sta usando la crisi finanziaria per ottenere drastici sconti sul pagamento delle concessioni e annullare tutti i progressi raggiunti sulla legalità del settore forestale. Al momento non è ancora chiaro se sul campo il governo sarà in grado di mettere fine alle operazioni forestali i cui contratti sono decaduti, così come non è chiaro cosa farà per controllare efficacemente le concessioni riconfermate" ha spiegato Ngongo.
 
Il processo di revisione del settore forestale congolese è stato aspramente criticato, e lo stesso Osservatore Indipendente assunto dal governo e finanziato dalla Banca Mondiale ha dovuto ammettere che non è stato possibile verificare  criteri essenziali, come il taglio di alberi al di fuori dell'area di foresta assegnata. La moratoria sul rilascio di nuove concessioni approvata nel 2002 è stata metodicamente violata da multinazionali come il Gruppo Danzer, semplicemente "rilocando" permessi vecchi (ossia, prendendosi aree di foresta incontaminata in cambio di foreste già sfruttate fino all'osso). Greenpeace ha richiesto al governo congolese di mantenere e implementare la moratoria sulle nuove concessioni di taglio, fino a quando non sia stato completato il processo di definizione della destinazione d'uso della foresta (ossia, non iniziare ad abbattere alberi in foreste che potrebbero essere destinate alla protezione).
 
 
 
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