Una foresta è molto di più di un insieme di alberi, ma un complesso insieme dinamico di ecosistemi.

L'unica cosa che hanno in comune piantagioni e foreste è la presenza di alberi. Ma le piantagioni sono un sistemi agricoli altamente uniformi, mentre le foreste sono ecosistemi ricchi di biodiversità.

Diffuse in tutto il mondo, soprattutto nelle aree un tempo coperte da foreste naturali, le piantagioni producono carta, legno, olio di palma, gomma o altro, tutte merci destinate ai mercati internazionali.

L'impatto delle piantagioni monocolturali su larga scala sull'ambiente e sulle comunità locali sono documentati da tempo. Spesso si tratta di specie aliene, ossia estranee alla biodiverità locale. Per essere produttive, le piantagioni adottano specie a rapida crescita, che succhiano grandi quantità di acqua dal terreno, lo inaridiscono e ne modificano le caratteristiche chimico-fisiche.

{slide=I danni nascosti delle piantagioni} Tra gli impatti delle piantagioni figurano il dissesto delle risorse idriche, il deterioramento dei corsi d'acqua, l'inquinamento delle falde acquifere e dell'atmosfera provocato da pesticidi e fertilizzanti, l'espulsione di intere comunità dalle proprio terre ancestrali, la violazione di diritti umani, ambientali e sociali, soprattutto ai danni delle donne, il deterioramento della diversità culturale, la diffusione della violenza, la perdita di biodiversità. {/slide} {slide=Assalto alla foresta} L'impatto maggiore delle piantagioni è la fame di foreste. La terra è satura, i terreni coltivabili sono agli sgoccioli. Nuova terra incolta in vaste dimensioni ci sarebbe, ma è occupata dalle foreste, che vengono abbattute.
Ma in molti casi queste piantagioni durano poco: in breve tempo il sottilissimo manto fertile della foresta si consuma senza rigenerarsi e, priva della protezione dei rami, le piogge lo dilavano l'humus, poi l'umidità viene asciugata dal sole diretto lasciando spettrali distese di polvere rossiccia. {/slide} {slide=Fuoco e fiamme} Spesso le aree da trasformare in piantagioni sono "ripulite" con il fuoco, creando incendi incontrollabili di grandi dimensioni. Al loro posto le grandi piantagioni a monocoltura: soia, cereali, palma da olio, canna da zucchero. L'uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi avvelena la terra e ne esaurisce le capacità. Quando i fuochi appiccati per fini agricoli si diffondono nelle foreste tropicali, nel cielo possono liberarsi uno o due miliardi di tonnellate di carbonio. {/slide}

Mentre si avvicina la stagione degli incendi forestali, la compagnia indonesiana Asia Pulp & Paper (APP), una delle più cartiere del mondo, ha attivamente abbattuto le foreste torbiere di Sumatra espandere le piantagioni di legname da cellulosa, in diretta violazione ai propri impegni verso la protezione e il ripristino degli ecosistemi ricchi di carbonio e alla riduzione dele emissioni. Grandi marchi come Unilever, Nestlé, Askul e Woolworths ancora si riforniscono dalla APP.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che quanto più diversificata è una foresta, tanto più sana e produttiva delle piantagioni (o dei dei “boschi” piantatati a una sola specie). Fino ad oggi però mancava il motivo di questa differenza. Un nuovo studio scientifico suggerisce che la diversità di specie arboree aumenta la capacità di adattamento del bosco, permettendogli di massimizzare l'energia solare.

Il Movimento Sem Terra (MST), l’organizzazione brasiliana dei contadini che da anni si batte per una riforma agraria, ha occupato i locali in cui era prevista la riunione della Commissione Tecnica Nazionale per Biosicurezza. In questo modo il SMT ha impedito che la Commissione desse il via libera all’introduzione massiccia degli eucalipti transgenici nel paese. Nel frattempo, a Itapetininga, un migliaio di donne del movimento ha occupato gli impianti della principale impresa che promuove le piantagioni di alberi transgenici, la FuturaGene.

Giovedì scorso la polizia federale e la security privata della piantagione di legno di Arapuel hanno assaltato l’accampamento di contadini del Movimento Sem Terra (senza terra) nel comune di Quedas do Iguaçu, nello stato del Paraná. Nel campo vivevano diverse famiglie di contadini, due dei quali sono rimasti uccisi. Vilmar Bordim, di 44 anni, sposato e con tre figli, e Leomar Bhorbak, di 25 anni, che lascia la moglie al nono mese di gravidanza. Almeno altri sette contadini sono rimasti feriti.

L'espansione delle piantagioni di palma da olio in Indonesia traina una ondata di deforestazione illegale che mina i tentativi di riforma del settore forestale del paese. Un nuovo rapporto pubblicato dall’Environmental Investigation Agency (EIA), rivela come la diffusa corruzione e una cattiva applicazione della legge sta generando un flusso di legname illegale, proveniente dall’allargamento delle piantagioni ai danni delle foreste pluviali. Il rapporto analizza una seria di casi studio, mettendo in luce le palesi violazioni delle procedure di autorizzazione e della legge forestale nel Kalimantan centrale, in Borneo.

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