La scommessa per il proteggere il clima passa per le foreste. La deforestazione è responsabile di circa un quinto delle emissioni globali di gas serra. Questo progetto si chiama REDD, sigla che sta per "Ridurre le Emissioni Da Deforestazione e Degrado" (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation).
Alla base del REDD c'è l'idea di aumentare il sequestro di carbonio atmosferico proteggendo le foreste, attraverso un sistema di incentivi che renda "conveniente" mantenere le foreste intatte invece che buttarle giù.
La protezione delle foreste è una misura cruciale per contrastare il cambiamento climatico, dato che un quinto delle emissioni di carbonio sono dovute alla deforestazione. Inoltre aiuta a preservare la biodiversità, il suolo dall'erosione e le riserve di acqua dolce.

{slide=Come è organizzato il REDD} Purtroppo il REDD è basato su processi finanziari, e dove ci sono soldi ci sono spesso interessi nascosti e corruzione. Alcuni paesi sviluppati puntano a farne un sistema per continuare a emettere carbonio, pagando piccoli contributi, e senza investire in tecnologie più efficienti. Anche grandi imprese hanno fiutato l'affare, e stanno puntando a impossessarsi dei terreni forestali che potranno godere di sussidi, togliendoli ai popoli indigeni e alle comunità locali. Gli incentivi rischiano di creare un nuovo assalto alla terra, ai danni delle comunità indigene, che per secoli hanno protetto la foresta. Numerose imprese puntano a ottenere sussidi per la distruggere le foreste, che invece il REDD dovrebbe proteggere: è il caso delle piantagioni di alberi, la cui espansione è una delle cause primarie della deforestazione in molti paesi tropicali.
{/slide} {slide=Permessi per inquinare?} Il traffico dei crediti di carbonio, ossia il permesso di emettere carbonio nei paesi sviluppati a fronte dell'acquisto di aree protette nei paesi in Via di Sviluppo crea nuove minacce per le popolazioni indigene: il crescere del valore delle foreste che abitano attira nuove ondate di investitori e avventurieri, e minaccia i diritti indigeni sulle proprio terre. Tra i progetti finalizzati alla riduzione delle emissioni non vi sono solo iniziative di conservazione, ma anche piantagioni estensive di specie aliene a scopi produttivi (legno e carta), che spesso, dopo aver espulso le popolazioni locali, provocano molti danni al suolo, alla stabilità del clima.
{/slide} {slide=Proteggere le foreste} Alla base del REDD c'è un'ottima idea: proteggere le foreste. Per realizzare questa idea sono necessarie tre condizioni: l'esclusione dei REDD dal traffico dei crediti di carbonio, l'esclusione dal REDD dei sussidi alle piantagioni, e il pieno coinvolgimento delle comunità indigene, sia nel processo decisionale, che nella gestione dei sussidi. Allora sarà possibile non solo sviluppare uno strumento in più per combattere il cambiamento del clima globale, ma anche avviare una nuova fase di sviluppo nelle regioni forestali, basato sul rispetto della natura e delle comunità umane. {/slide}

REDD, foreste e clima: leggi il briefing sulla trattativa in corso

La buona notizia è che oltre 100 leader mondiali lo hanno riconosciuto, che senza proteggere le foreste del mondo, non c'è speranza di proteggere il clima globale. La cattiva notizia è che la Dichiarazione di Glasgow è, in realtà, solo una dichiarazione. Come hanno sottolineato le organizzazioni ambientaliste di Glasgow, quando una casa sta bruciando, i vigili del fuoco non perdono tempo con le dichiarazioni, lavorano solo per spegnere l'incendio.

La vegetazione del pianeta ha smesso di crescere, probabilmente a causa del calo dell’umidità dovuto al riscaldamento globale. Gli scienziati avvertono che l’iniziale aumento della vegetazione dovuto alle maggiori concentrazioni di carbonio potrebbe essere annullato dall’aumento della siccità. Il risultato è che mondo sta progressivamente diventando meno verde: gli scienziati avvertono che la crescita dei vegetali sta diminuendo in tutto il pianeta. Un recente studio collega il fenomeno alla diminuzione dell'umidità nell'aria, dovuta al cambiamento climatico.

Oltre di 120 associazioni ambientaliste da circa 30 paesi hanno denunciato la truffa delle biomasse forestali, incentivate come energie rinnovabili al fine di proteggere il clima. In realtà la produzione delle biomasse crea più problemi di quanti ne risolva. La dichiarazione, intitolata “La delusione delle biomasse" (The Biomass Delusion), sottolinea come la combustione su larga scala delle foreste per produrre energia danneggia il clima, le foreste, le comunità locali e ostacola la transizione verso l'energetica pulita.

Una nuova strategia proposta da compagnie petrolifere come ENI e Shell: piantare alberi come “compensazione”. Non si tratta solo di greenwashing (ideata gli impatti ambientali del proprio business), ma un ulteriore ondata di devastazione ambientali. Infatti dietro il “rimboschimento” si nasconde il realtà l’espansione di piantagioni industriali a scopo commerciale, con conseguenze come deforestazione, land-grabbing e devastazione di habitat.

La notizia viene dal Centro Biologico CEIBA, a Madewini, in Guyana, che studia l'impatto del riscaldamento globale sugli ectotermi tropicali: lucertole e farfalle spendono sempre più tempo all’ombra, per mantenere la temperatura corporea stabile durante i picchi di calore. Fin qui tutto normale, quando fa caldo ci si mette all’ombra. il problema è che il tempo passato all’ombra è sottratto ad altre attività essenziali alla sopravvivenza, come procurarsi cibo, cercarsi un compagno, o difendere il territorio. In pratica, gli animali in questione hanno sviluppato una strategia per sopravvivere al cambiamento climatico, ma questa gli porta via risorse essenziali alla sopravvivenza e alla riproduzione.