Il Mozambico sta diventando una meta sempre più gettonata dai turisti italiani attratti dalle spiagge dai fondali marini e dai paesaggi naturali, mi sembra tuttavia opportuno portare alla luce uno dei tanti problemi di un paese che per molti "turisti per caso" può apparire come il più classico dei paradisi tropicali.
Con una superficie di quasi 800.000 km quadrati e con una popolazione di circa 21 milioni di abitanti concentrati per lo più nella fascia costiera, il Mozambico dopo gli anni di guerra civile (1980-1994), grazie alla situazione politica stabile sta diventando un paese di forti investimenti da parte dei paesi occidentali, sopratutto attratti dall'enorme disponibilità di risorse naturali.


Nell'ultimo decennio, come in tutto il resto del continente africano si sono imposte sul mercato le imprese cinesi attratte dal business del legno. Grazie all'atteggiamento politico dei funzionari locali, agli scarsi controlli e all'appoggio del governo cinese che ha stanziato fondi a pedere per la cooperazione con il paese lusofono, le imprese private stanno provocando danni ambientali enormi al patrimonio forestale, sopratutto nelle regioni del nord. Inoltre la popolazione locale che vive per lo più di pesca e di un agricoltura di sussistenza, non viene tutelata dal governo nazionale, per questo non riesce ad opporsi alle pressioni delle compagnie forestali.
Al di la delle statistiche numeriche, è importante sottolineare la mancanza di dati con cui le autorità preposte, operano nel rilascio delle licenze di taglio alle compagnie locali ed estere e la totale mancanza di controllo sulle quantità di legname effettivamente estratte. Come altri paesi africani con alcune leggi anche il Mozambico sta cercando di trattenere in loco la lavorazione delle materie prime, per creare sia indotto che sviluppo umano e tecnologico. Le frequenti notizie di sequestri di legname nei porti del Nord del paese e nei porti cinesi, rivelano che la maggior parte del legno viene tagliato ed esportato illegalmente (il cosiddetto take-away Chinese).
Verso la China ed Hong Kong è stato infatti inviato circa l'85% dei 430.000 metri cubi di legname ufficialmente esportato dal 2000 al 2005. I dati FAO del 2003 suggeriscono che la produzione e l'esportazione illegale si aggirasse fra il 50 e il 70 % delle licenze emesse, che sono traducibili in un volume fra 90.000 e 140.000 metri cubi all'anno.

 

 

 


 

Deforestazione e Riscaldamento Globale

Questa intervista è stata rilasciata al giornalista Estacios Valoy* da Carlos Serra Jr. attivista rappresentante dell'associazione Amici della Foresta, una coalizione di dodici organizzazioni che operano su scala nazionale in materia di ambiente e sviluppo rurale, dislocate in diverse province del paese, e tradotta in italiano da Pietro Guglielmetti.

 

 

Che analisi possiamo fare dello stato dell’ambiente a livello globale?

In gioco ci sono molte questioni di varia natura, adesso la preoccupazione maggiore con la quale dobbiamo fare i conti è il riscaldamento globale. I cambiamenti climatici e tutte le loro conseguenze ci impongono di essere preoccupati anche per il Mozambico.

Alcuni di questi argomenti fanno ormai parte del dibattito nazionale è sono al centro delle preoccupazioni di molte persone e di alcune organizzazioni, in più dobbiamo fronteggiare grossi problemi locali che, aggravandosi, costituiscono una costante sfida. La causa principale a monte di tutto è la mancanza di informazione, educazione e di sensibilità per tutto ciò che costutuisce l'ambiente.

Quanto reputi siano gravi questi problemi?

A mio avviso ci sono due problemi molto seri, che derivano entrambe da una serie di questioni connesse all'acqua. L’acqua è infatti un bene scarso con una distribuzione deficitaria, sia a livello di quantita che di qualità, al di là dell’allarmante trend dei cambiamenti climatici, questo bene è e rimarrà una risorsa scarsa.

L'altro problema è la riduzione della biodiversità che il paese sta subendo, ovviamente, la causa primaria è la riduzione degli habitat forestali che riduce la biodiversità locale, con implicazioni sulla fauna selvatica e sull'equilibrio ecologico, come la biodiversità marina è minacciata dalla pesca eccessiva. La pressione è concentrata su alcune risorse e questo al di la di tutto è un abitudine che deve assolutamente cambiare.

A lungo termine tuttavia è sempre un problema di acqua, la richiesta di questo prezioso liquido da parte della popolazione continuerà ad aumentare. È un diritto fondamentale dell'uomo. Cosa ci si aspetta in futuro?

Il diritto all'acqua come il diritto al cibo è fondamentale anche se non sta scritto nella Costituzione. Gran parte della nostra popolazione non ha accesso all'acqua e l’aiuto che i cinesi stanno portando potrebbe generare una maggiore responsabilità sociale e che dovrebbe essere sfruttato dal nostro governo entro limiti di sostenibilità e soprattutto con trasparenza, perchè la trasparenza è fondamentale quando si tratta di sfruttare delle risorse naturali.

Quali politiche di governo esistono nel Paese per raggiungere questi obiettivi?

Proprio questa settimana ho scritto di alcune proposte che mi piacerebbe vedere applicate dal nuovo governo (le ultime elezioni sono state a novembre 2009 ndr). Una delle questioni che sento più mia, e che, nonostante questi problemi, cominciano a far parte del discorso generale è quella di non immaginare l'ambiente come una grande preoccupazione, ma come qualcosa con cui bisogna confrontarsi nella realtà di tutti i giorni e che bisogna cominciare a proteggere.

In alcuni casi ci sono stati esempi positivi, ad esempio il ruolo del National Institute of Disaster Management (INGC), che sta facendo quello che dovrebbe fare un organo d’azione in una situazione d’emergenza, ha preso in consegna il ruolo di coordinamento del Ministero per il Coordinamento Ambientale che esiste ma non funziona. Forse bisognerebbe riflettere un pò sul fatto che il ruolo dell'ambiente è riconosciuto a livello istituzionale, e che il Consiglio dei Ministri dovrebbe per questo motivo attribuire un ruolo cruciale e fondamentale all’organo responsabile delle questioni ambientali.

Si dovrebbe poi rinunciare alla parola coordinamento per passare all’azione vera a propria e, soprattutto, si dovrebbero indirizzare le risorse affichè questo Ministero possa funzionare seriamente.

Parlando di tali organi e delle loro politiche che finiscono su carta, le istituzioni sono quasi inesistenti e anche se alcune persone a livello governativo sono consapevoli dei problemi ambientali, non fanno nulla, anzi, utilizzano il loro ruolo a proprio vantaggio, come ad esempio l’enorme quantità di legname che esce dal Mozambico. Pensi che questo sia un fallimento?

Per molto tempo è prevalsa la teoria negazionista, quando le prime voci associate ad una certa stampa hanno cominciato a criticare il saccheggio delle foreste avvenuto negli ultimi 15-16 anni e lo sfruttamento selvaggio delle risorse forestali da parte delle aziende, è prevalsa la tendenza a negare i fatti dicendo che non rappresentavano la verità. Questo non è altro che il tentativo di nascondere qualcosa che sta accadendo. Il problema più grave è che durante questo periodo abbiamo perso moltissima foresta. La domanda che sempre faccio è pechè rilasciamo delle licenze di sfruttamento di qualcosa di cui non abbiamo alcun controllo o che nemmeno sappiamo di avere?

Se non abbiamo un inventario che ci dica l'esatta ubicazione, il tipo di foresta presente e la capacità di taglio associata, come possiamo rilasciare delle licenze d'uso per tali areae? Quello che sorprende è che per lungo tempo tutti si siano basati su un inventario fatto nel 1994 che è stato utilizzato per confermare che si può continuare a tagliare!

Non abbiamo alcuna possibilità di controllo sulle risorse, nè possiamo sorvegliare gli operatori privati, tanotomeno abbiamo la capacità di essere presenti nelle aree interessate, partiamo già da un punto sfavorevole, oltre tutti i fenomeni associati come la corruzione e simile. Come possiamo consentire che ogni anno vengano autorizzate ad operare centinaia di licenze? Vi è una costante domanda di licenze semplici senza alcuna possibilità di controllo, senza poter quantificare il nostro patrimonio forestale nè quello che è già stato perduto.

È possibile fare una stima numerica di quanti ettari sono stati persi nel paese?

Sono stati persi circa 217.000 ettari di foresta, equivalenti a circa trecentodiecimila campi di calcio ogni anno.

E 'importante sottolineare che quando si parla di foresta, si pensa solamente a quello che il settore privato sta facendo cioè agli operatori in regime di licenza semplice o di concessione forestale che esplorano la foresta per estrarre legna pregiata; è giusto sapere che ci sono molti altri fattori di degrado ambientale ed è importante che questi siano presi in considerazione quando si affronta la questione foreste, perché al di là del settore privato, bruciare la foresta è una prassi delle nostre comunità più povere che in alcune zone particolarmente svantaggiate, rimangono legate a queste abitudini. Dobbiamo renderci conto che per la maggior parte della popolazione povera bruciare le foreste è la regola perchè non ci sono alternative energetiche se non la legna da ardere e il carbone vegetale che purtroppo rimangono associati ad altri fenomeni come il cambiamento climatico che a sua volta contribuisce alla riduzione delle foreste (un circolo vizioso ndr).

Secondo te sono possibili programmi di sostenibilità come la gestione comunitaria delle risorse naturali?

Ci sono diversi programmi di sfruttamento locale delle risorse naturali da parte della popolazione, ad esempio il progetto Tchuma Tchato** nella Provincia di Tete, che aveva le sue origini negli anni ’90. Questo progetto è stato fortemente incentrato sullo sfruttamento comunitario della fauna selvatica, poi questo modello è stato sostenuto da molte organizzazioni e persino di paesi stranieri tanto che ora ci sono decine di programmi simili in atto, qualcuno è stato un successo, altri no. Non tutte le esperienze sono positive.

Assegnare alla popolazione locale un potere sulla risorsa è fondamentale per le comunità locali che attualmente hanno il diritto d’uso e godimento dei terreni, indipendentemente dal possesso di un documento, la terra è la loro, ma lo stesso non si può dire della foresta, è una questione che abbiamo sempre criticato alla legge, perché è la comunità che vive lì, è il loro bosco sacro, ma qualunque operatore entra, taglia la legna, non risponde a nessuno e se ne va sotto lo sguardo impassibile di quella comunità che non ottiene alcun vantaggio, e questo continua ad accadere. Bisogna dare alla comunità una sorta di potere; la capacità di gestire le risorse forestali della zona che è occupata è un vantaggio, ma ci sono modelli differenti di gestione e alcuni hanno avuto successo.

Attualmente sembra che ci sia la volontà politica di voler replicare questo modello. Come diceva sempre il Direttore Nazionale dei Terreni e delle Foreste, “bisogna aumentare e rafforzare il ruolo delle comunità locali nella gestione delle risorse, ma dobbiamo lavorare duramente per trovare soluzioni alle persone perché non basta parlare loro di fiori”.

Comunque è normale che dove c'è povertà sia più difficile preservare le risorse esistenti, chiameremo questo fenomeno “trappola della povertà” poichè la povertà causa il degrado ambientale, che a sua volta porta un aumento della povertà.

Degrado ambientale, povertà e “trappola della povertà”. Il Mozambico è diventato il fast food del legno per la presenza di cinesi?

Assolutamente si. La mancanza di controllo e di conoscenza delle risorse naturali hanno fatto il loro gioco. Noi non ci preoccupiamo di sapere quali risorse abbiamo prima di rilasciare le licenze di taglio a raso, per questo dovremmo considerare con preoccupazione la crescita dell’economia cinese, poichè alla Cina mancano le materie prime, allora questa gigantesca macchina industriale si è rivolta al legno, e non solo in Mozambico

Attualmente il più grande fornitore di legno della Cina è l’Amazzonia del Brasile, che sta scomparendo tagliata e trasportata in Cina, perché i cinesi che si trovano in quella zona stanno facendo quello che fanno qui da noi in Mozambico. Il Mozambico nel corso della storia ha svolto un ruolo non meno significativo (tenendo conto delle differenze su scala geografica fra Mozambico e Brasile) nel fornire la materia prima con un impatto negativo, perché non possiamo nè controllare l’entrata di questi operatori asiatici nel mercato, nè assicurare l'applicazione reale della legge, anche perchè è piena di buchi.

Non siamo stati in grado di permettere ai cinesi di entrare nel mercato, dicendo loro che dovevano lavorare in conformità delle leggi del paese, in base alle regole della sostenibilità delle foreste. Sono venuti qui con i soldi, conoscevano il valore di mercato delle specie (di piante ndr) che noi ignoravamo, e tra i mozambicani sembrava vi fosse l'opportunità di commerciare, sull'onda del business si sono presentati alcuni operatori nazionali senza nessuna conoscenza del settore forestale, ma con il solo scopo di cogliere al volo l’opportunità, hanno cominciato a tagliare la foresta nel peggiore dei modi. Il legname è stato venduto e i dati ufficiali consegnati non rappresentano la realtà, lo sappiamo tutti che su questi “dati ufficiali” il legname è stato venuto più volte riuscendo a gonfiare il mercato in molti modi. I cinesi sono venuti perché noi lo abbiamo permesso, siamo noi che vendiamo il legno.

Ma chi esattamente ha consentito l'ingresso (dei cinesi ndr) oltre che la presenza di una leggislazione che esclude la comunità locale dal monitoraggio e dall’utilizzo delle foreste, emarginandola in questo modo, anche dal profitto?

Mi sento di dire che è questa la più grande incoerenza presente nella legge. Vi è una differenza significativa se la terra viene utilizzata come risorsa principale o se viene utilizzata per l’esplorazione forestale. Abbiamo permesso l’abbattimento della foresta con guadagni insignificanti, quindi nel contesto economico, sociale e ambientale c’è stato un disastro completo che ha colpito soprattutto la popolazione locale.

Se si guarda l’andamento del traffico di legname alla fine degli anni ‘90 e all'inizio del 2000, vediamo che le cose sono andate finora verso la totale mancanza di controllo dei processi in cui sono stati coinvolti gli operatori nazionali che per la maggior parte hanno lavorato per i Cinesi.

Ci sono stati alcuni casi in cui i cinesi hanno esercitato direttamente attività forestali, più spesso però sono stati i mozambicani che deforestavano e vendevano la materia ai cinesi che aspettavano al porto. I cinesi sono arrivati con il lavoro, hanno fatto credito, hanno detto “ragazzi qui ci sono i soldi”, quindi hanno finanziato gli operatori nazionali che si sono indebitati, e che poi hanno dovuto fornire il legno promesso, quindi nel gioco sono entrate le comunità che hanno venduto legno di prima qualità al prezzo d’occasione (al prezzo delle banane).

Il risultato è stato l'intervento del governo, con una serie di provvedimenti legislativi e con una politica di riduzione del rilascio delle licenze semplici che sono un sistema di esplorazione forestale più semplice e meno rigoroso, quindi si è registrato un aumento graduale dei contratti di concessione forestale che è un sistema con molte più implicazioni sia tecniche che sociali. Infatti poco è cambiato, i cinesi in questo modo possono diventare concessionari diretti delle foreste e ricevono vaste aree di esplorazione con la possibilità di essere i diretti responsabili delle operazioni di vendita e di fare business a loro piacimento. La licenza di concessione forestale è aperta agli stranieri e, rispetto alla licenza semplice che viene rilasciata ai cittadini, funziona come concessione della foresta, nella zona poi si continuerà a lavorare con il sistema della licenza semplice.

Ma non è possibile fare un rimboschimento?

La concessione forestale ha degli obblighi, come avere un piano di gestione che stabilisce ad esempio che, per oltre 50 anni verrà tagliato un tot. di alberi, ma che, gli stessi devono essere reimpiantati, un gran lavoro è stato fatto ma il rimboschimento non si vede, con pochissime eccezioni non si pianta nulla, o quello che si è piantato è insignificante rispetto a quello che si è tagliato.

La Cina si sta ramificando a una velocità incredibile in tutta l’Africa con un aumento di dieci bilioni di dollari di investimenti diretti nel continente per i prossimi 3 anni. Come vedi questo processo di espansione, è solo una nuova caccia al tesoro?

Io non ho paura, bisogna considerare che qualsiasi programma di cooperazione ha sempre una contropartita, nessuno ti regala soldi e, naturalmente la Cina è interessata a prendere qualcosa dal Mozambico attraverso questi programmi d’aiuto. La questione è come possiamo trarre il massimo profitto da questa situazione. Non dobbiamo assolutamente abbandonare le regole fondamentali dello Stato di diritto, non dobbiamo dare alla Cina le nostre risorse su un piatto d’argento poichè sono essenziali per la costruzione di uno sviluppo sostenibile, altrimenti rimarremo per sempre in debito; qesto è un processo che, gestito correttamente, oggi può dare delle opportunità ma domani no.

Quando si parla di gas naturale o di petrolio il dibattito verte sempre sulla trasparenza, al fine di vedere effettivamente le entrate che poi servono a costruire uno sviluppo in cui vi sia un'equa distribuzione della ricchezza. La ricchezza prodotta da una foresta abbattuta cosa avrà generato in termini di sviluppo sostenibile? Quello che so è che non hanno mai ripiantato un albero. Non un soldo guadagnato dal taglio della foresta è stato speso a suo vantaggio.

È vitale che vi sia trasparenza, il controllo sulle decisioni è stato realizzato con l'impegno dei cittadini attraverso un controllo indipendente. Questa è una delle linee che chiediamo fermamente. La nostra foresta sta scomparendo e nessuno sa quante licenze sono state rilasciate, nessuno le controlla, non si conosce il profilo dell'operatore nè quello che sta facendo nella foresta, di chi sono i camion che trasportano il legname, chi ha autorizzato la partenza dal porto, la quantità di legno presente nei container. È difficile vivere in questa situazione.

Che cosa si può sperare dall’ennesima conferenza delle Nazioni Unite riguardante il clima che si terrà Copenaghen in Danimarca.?

Si pensava che fosse finalmente arrivato il momento del consenso generale, che considero di vitale importanza per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Ho messo l'accento sul riscaldamento globale piuttosto che sul cambiamento climatico, perché credo sia un errore molto grande parlare solamente del cambiamento climatico quando il cambiamento climatico è causato da una serie di fattori. La temperatura della Terra è in aumento a causa dei gas serra.

Molti di noi negli Stati impegnati in questa causa sanno che è indispensabile raggiungere un accordo globale per salvare il pianeta. Questo significa che la vita va oltre il Protocollo di Kyoto, che considero un bambino nato morto, è entrato in vigore da cinque anni e sono ormai completamente superati gli obiettivi stipulati (a Kyoto), obiettivi che oltretutto non sarebbero mai in grado di portare qualche cambiamento in positivo della situazione, e, peggio ancora, non vengono nemmeno rispettati.

Oggi si parla della necessità di ridurre le emissioni in modo maggiore di quello che è stato pensato a Kyoto nel 1997, quindi dubito che si arriverà ad un accordo storico a Copenaghen, non credo esistano attualmente le condizioni per la comunità internazionale di parlare. Ci sono molti interessi in gioco, troppa resistenza al cambiamento, ci sono molti paesi che prendono posizione solo per vedere cosa fanno gli altri, fanno vedere di essere molto preoccupati della situazione e poi stipulano accordi con altri paesi, la maggior parte dei governi è preoccupata delle pressioni economiche, per questo è difficile trovare un accordo.

A Copenaghen ci sono diversi blocchi, almeno il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha sottolineato che anche il Papa stesso è preoccupato per questa escalation di disastri ambientali. Ci sono alcuni enti, diversi governi e altri paesi dell'Unione Europea che hanno già dato un esempio diminuendo le emissioni oltre gli obiettivi dell'Unione Europea e hanno notato che i risultati non sono soddisfacenti. Ci sono paesi che sono ad un livello più avanzato, come la Danimarca e la Germania, ma non so se la maggior parte del mondo è preparato per raggiungere questi obiettivi. Cina, India, Brasile, Sud Africa e Messico faranno la differenza, sono una sorta di G-5 oltre il G-8, sono cinque paesi in via di sviluppo e in maggiore espansione, sono le principali economie in crescita al giorno d’oggi

Quali sono i vostri progetti?

In termini di intervento l'anno prossimo l'azione sarà basata sia sull'educazione che sulla sensibilizzazione. Questa linea che vogliamo tenere è molto importante, vogliamo essere presenti in tutte le questioni legate alle foreste con l'opportunità di dare una forma propria alla partecipazione del pubblico. La partecipazione è senza dubbio un aspetto positivo che purtroppo è stato mal gestito durante il Forum Nazionale delle Foreste. Il Forum avrebbe dovuto essere un momento in cui la società civile, il mondo accademico in generale e il settore privato potevano esprimere liberamente la propria opinione sui temi forestali del paese

Una volta all'anno si tiene il Forum che è sponsorizzato e organizzato dal Ministero dell'Agricoltura attraverso la Direzione Nazionale delle Terre e felle Foreste, ma quello che vediamo è un forum guidato e manipolato dall’organo che rilascia le licenze, e i temi del dibattito sono fissati a priori e tutto risulta molto falsato.

NOTE

**ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/006/x7760b/X7760B19.pdf

 

* Estacios Valoy è un giornalista indipendente che si occupa di attualità e tematiche ambientali, vive a Maputo e collabora spesso con la testata Canal de Mocambique.

http://valoie.blogspot.com/

 

Carlos Serra Júnior esperto di foreste e rappresentante di Amici della foresta è figlio del socilogo Carlos Serra.

http://searchworks.stanford.edu/?q=%22Serra%2C+Carlos%2C+Jr.%22&qt=search_author

http://www.fastcompany.com/magazine/126/mozambique-a-chain-saw-for-every-tree.html?page=0%2C4

http://oficinadesociologia.blogspot.com/

 

 

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