117 associazioni nigeriane hanno suggerito al governo la politica più efficace per proteggere le foreste e il clima globale: lasciare il petrolio nel sottosuolo. La Nigeria è divenuto il primo produttore africano di petrolio, e ha basato tutta la propria economia sulle attività di estrazione petrolifera nel Delta del Niger, affidate a multinazionali petrolifere, tra cui l'itaiana Agip, del conglomerato ENI. Dal petrolio però non è nata un'inarrestabile onda di sviluppo. Al contrario, le popolazioni del Delta del Niger hanno pagato il prezzo salato della distruzione del loro ambiente. Il suolo coperto di biitumi, i torrenti inquinati dal petrolio, l'aria resa pestilenziale dal gas flaring, ossia dalla combustione del gas nei pozzi di estrazione.

 


Le perdite di petrolio sono sottostimate, ma osservatori indipendenti stimano uno sverso di 15.000 tonnellate annue di idrocarburi del delicato sistema ecologico del Delta del Niger. L'impatto è pesante anche sulla salute umana, con una crescita di leucemie, bronchiti, asma e altre affezioni.

Environmental Rights Action (Friends of the Earth Nigeria) ha organizzato assieme al Ministero Federale dell'Ambiente degli Stati del Delta del Niger, una consultazione sulle politiche da adottare. La consultazione ha coinvolto associazioni, leader comunitari, scienziati, esperti dello sviluppo, e il suo risultato è un appello allo sviluppo di una "economia post-petrolifera in Nigeria".

Mentre miliardi di dollari vengono investiti in dubbie tecnologie volte a catturare la CO2 e a pomparla nel sottosuolo, dai nigeriani viene un suggerimento di buon senso: il sistema più sicuro, efficace e economico per catturare i gas serra, è lasciarli dove stanno: sottoterra.

Secondo le associazioni attive nella regione, non è vero che le emissioni di gas serra siano una necessità dello sviluppo. Al contrario, puntano su una crescita economica diffusa  basato sullo sviluppo sostenibile. L'estrazione del petrolio, sostengono, "non ha avuto un impatto positivo per i cittadini, e in particolare per le genti del Delta del Niger, i cui livelli di vita sono stati minati dal costante inquinamento di fiumi e fattorie". L'aspettativa di vita, nel Delta del Niger, non supera i 41 anni, proprio a causa del pervasivo inquinamento. Ma anche la convivenza civile è stata duramente messa alla prova dalla crescente corruzione legata al controllo dei pozzi petroliferi, e dai conflitti armati che ne sono seguiti, mentre la gente dei villaggi ha perduto perfino la terra da cui ricavava auto sostentamento.

 

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