Il governo del Kenya ha mandato diversi contingenti di polizia nell’area forestale di Embobut (provincia di Elgeyo Marakwet, Kenya occidentale) per cacciare migliaia di abitanti tradizionali dalle loro foreste ancestrali. 150 militi, tra cui un’unità delle forze speciali anti-sommossa sono stati incaricati di eseguire l’operazione, creando il panico tra le famiglie dell’area, mentre le loro capanne vengono date alle fiamme. 

 “Questa espulsione rappresenta una severa colazione dei diritti umani e della stessa Costituzione del Kanya” sostiene il Forest People Programme (FPP), una coalizione di popoli nativi forestali. L’operazione viola inoltre una ingiunzione dell’Alta Corte di Eldoret, che proibisce l’espulsione di comunità locali, fino a quanto non sia stato risolto su base consensual l’eventuale conflitto sulla terra. L’artcolo 63 (d) della Costituzione keniota riconosce il diritto delle comunità alle terre ancestrali occupate tradizionalmente.

Diverse associazioni per i diritti umani hanno inviato una istanza di appello al Presidente della Repubblica e al governo del Kenya, informando anche l’ONU.

Il governo considera gli abitanti dell’area come occupanti illegali (“squatters”) lasciando intendere che si siano insediali illegalmente in aree già poste sotto protezione. In realtà, comunità tradizionali vengono scacciate dalle loro foreste ancestrali in cui vivono da secoli, in aperta violazione con diverse convenzioni internazionali sottoscritte dal Kenya (Convenzioen sulla Biodiversità, IUCN ecc), en con le stesse leggi del paese.
Il governo inoltre rifiuta di avviare una trattativa con le comunità coinvolte, circa le compensazioni e le condizioni di un eventuale trasferimento, malgrado tale procedura sia prevista dalla Costituzione.

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