La deforestazione interessa quasi 13 milioni di ettari l'anno e per l'85 per cento si concentra nei Paesi tropicali. Le foreste pluviali tropicali sono un habitat importante per migliaia di specie migratorie e sostengono oltre la metà delle specie terrestri e un numero smisurato di culture indigene; inoltre, esse immagazzinano fino a 200 tonnellate ad ettaro di carbonio nella sola biomassa, più di ogni altro tipo di foresta e, al tempo stesso, restituiscono una grande quantità di ossigeno.
Ogni anno sono distrutti circa 6 milioni di foreste tropicali pluviali, con tendenze diverse da regione a regione: il Sud-Est Asiatico registra i maggiori tassi di deforestazione, seguito dall'Africa e dall'America latina ed almeno altri 2 milioni di ettari sono soggetti a gravi fenomeni di degrado (Fonte: Global Environment Outlook dell'Unep). Secondo un recentissimo studio condotto nella South Dakota State University, che utilizza immagini satellitari ad alta definizione, il 40 per cento delle foreste del Borneo indonesiano (pari a ben 21 milioni di ettari, due terzi dell'Italia) sono state cancellate negli ultimi 15 anni.

L'ISPRA ha presentato oggi a Roma il volume "Deforestazione e degradazione forestale. Le risposte del sistema foreste-legno italiano", con una Giornata di studio dedicata ai temi della deforestazione e del degrado forestale globale. L'evento ha visto un vivace dibattito tra i rappresentanti delle Istituzioni coinvolte nell'affrontare il problema a livello legislativo e quelli del settore industriale e delle Ong, per valutare interventi ed azioni e tentare di dare risposte a livello internazionale a questo importante e delicato tema che nasce da lontano ma che ci tocca da vicino più di quanto si possa immaginare.

Deforestazione
Secondo uno studio dell'Istituto nazionale brasiliano di Ricerche Spaziali (Inpe), nel 2008 sono stati distrutti circa 1,3 milioni di ettari di foreste della sola foresta amazzonica brasiliana e i primi dati del 2009 segnalano che il fenomeno sta continuando con la stessa intensità. L'Amazzonia da sola ospita un quinto delle piante e delle specie animali del pianeta ed è anche la dimora di centinaia di culture indigene e di 30 milioni di persone, che dalle foreste traggono forme di sostentamento e vita. Il fenomeno non riguarda soltanto l'Amazzonia, ma coinvolge con grande intensità anche Indonesia, Malesia, Congo e ogni paese tropicale.
Può sembrare strano, ma una delle cause della distruzione di milioni di ettari di foreste pluviali in Indonesia e Malesia, tra le più ricche in biodiversità, sono le piantagioni di palma da olio, usato nell'industria alimentare, cosmetica e farmaceutica, e più recentemente nella produzione di biodiesel; in Argentina, la superficie destinata alla soia è maggiore di quella destinata a tutte le altre colture. In Sud-America e Africa la coltivazione della soia è destinata ad aumentare del 60 per cento nei prossimi venti anni, sottraendo 6 milioni di ettari di foresta tropicale in America meridionale e 16 milioni di ettari di savana nel continente nero. Ma gli impatti di questo drammatico fenomeno non si esauriscono con la perdita di biodiversità. Secondo numerosi studi e l'ultimo rapporto di valutazione dell'Ipcc, circa un quinto dei gas di serra di natura antropogenica che si accumulano ogni anno nell'atmosfera deriva dalla distruzione e dalla degradazione delle foreste globali: circa 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio.


Disboscamenti illegali e commercio illegale di legname
C'è poi un altro preoccupante fenomeno legato alla deforestazione: la gestione forestale non sostenibile, i disboscamenti illegali e il commercio di legname illegale, che si verifica quando il legname è tagliato in violazione delle leggi nazionali che regolano, per esempio, le norme di concessione al taglio, il contrabbandano di legname, le dichiarazioni false su dimensioni, qualità e valore dei beni, falsificazione della contabilità, tagli irregolari (quali l'abbattimento di alberi di dimensioni troppo piccole o troppo grandi), tagli in aree protette, tagli di specie tutelate.
In molti Paesi i tagli illegali sono pari a quelli legali; nel bacino del fiume Congo, in Asia centrale e in Amazzonia, alcuni dei più importanti serbatoi di foreste primarie, la percentuale d'illegalità raggiunge e supera la metà dei tagli effettuati. In Cambogia i prelievi illegali sono stati pari ad almeno dieci volte quelli legali; in Indonesia, oltre il 50 per cento del legname è tagliato illegalmente, per un valore superiore ai 400 milioni di dollari.

L'Italia ha una posizione di notevole rilievo nel contesto del mercato internazionale del legname e del commercio di legname tropicale: è il primo esportatore mondiale di mobili, ma anche il sesto importatore mondiale di legno e il secondo importatore europeo di legname tropicale, nonché partner commerciale di molti paesi con grandi dotazioni di risorse forestali: Camerun (una nazione nella quale, secondo l'Organizzazione internazionale per il commercio di legname, oltre il 50 per cento dei tagli sono illegali), il Brasile, l'Indonesia, la Serbia, la Bosnia e l'Albania e altri paesi balcanici, dove purtroppo i fenomeni della deforestazione e dei tagli illegali di legname stanno assumendo dimensioni preoccupanti.

Vantaggi economici dalla riduzione di deforestazione
È molto complesso assegnare un valore alla custodia della biodiversità e ai benefici che ne derivano; le politiche internazioni sul clima hanno avuto il merito, tra gli altri, di assegnare un valore economico alla funzione di fissazione del carbonio delle foreste.
Stando a quanto affermato dal Premio Nobel per l'Economia nel 2001 Joseph Stiglitz, riducendo il tasso annuale di deforestazione di un modesto 20% rispetto all'attuale, considerando un prezzo sui mercati internazionali di una tonnellata di carbonio pari 30 dollari Usa, il valore annuale della «deforestazione evitata» è pari a 30-40 miliardi di dollari Usa l'anno. Per confronto, secondo l'Ocse, l'assistenza umanitaria per i Paesi in via di sviluppo si aggira attualmente intorno a 78 miliardi di dollari Usa. Ma le foreste tropicali svolgono anche un ruolo importante di sink, di assorbimento dell'anidride carbonica, per un valore (allo stesso prezzo di 30 dollari per tonnellate) di 100 miliardi di dollari Usa l'anno.

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