La Romania era uno noto come paese dei boschi, e ancora ospita alcuni degli ultimi tratti di foreste primarie intatte d'Europa, ma gli ultimi venti anni hanno visto un vero e proprio assalto alle foreste, ridotte a un mero  26-27% della superficie del paese, a fronte del 40 per cento di Austria e Germania, o dell'80 per cento dei Paesi Nordici. 
Numerose imprese italiane si sono spinte a produrre o a comprare legname forti dei prezzi bassi e del monitoraggio ambientale praticamente inesistente. Rovere di Slavonia, noce, faggio, acero e ciliegio selvatico sono finiti massicciamente in mobili e parquet di produzione italiana, a costo di degradare foreste di alto pregio.
 
Tra le conseguenze della deforestazione, una critica perdita di diversità biologica, l'erosione del suolo e le alluvioni che quest'estate hanno dilavato diverse aree del paese, soprattutto nelle zone della Moldavia.
Al fine di mantenere il passo con gli obiettivi europei, la Romania avrebbe dovuto piantare alberi su una superficie di 2 milioni di ettari, nei prossimi 25 anni, come previsto anche dal Codice forestale adottato all'inizio del 2008. Il Codice indical'obiettivo di 80.000 ettari boscati annui per i prossimi 25 anni, allo scopo di raggiungere una copertura forestale del 33-35 per cento. L'agenzia forestale Romsilva riesce a coprire appena un'area di 15.000 ettari annui, e sarà in grado di raggiungere gli obiettivi previsti solo entro 125 anni. 
Le aree più critiche sono le regioni in Muntenia la Moldavia meridionale. In province come Braila, Galati, Ialomita, Giurgiu, Dolj e Olt, la copertura forestale non supera il 5%. 
 
 
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