Un rapporto interno denuncia le minacce per i Pigmei - La Banca Mondiale incoraggerebbe le imprese multinazionali ad abbattere la seconda foresta tropicale del pianeta, minacciando direttamente le popolazioni pigmee. Una investigazione interna condotta dallo stesso Inspection Panel della Banca Mondiale accusa il management dell'istituzione internazionale di aver fornito al governo congolese dati fuorvianti circa il valore delle forereste, violando le proprie stesse regole.

Le foreste del Congo rappresentano il secondo blocco di foresta tropicale, dopo l'Amazzonia, e conservano circa l'8% delle riserve di carbonio, oltre ad ospitare una ricchissima biodiversità. Circa 40 milioni di persone trovano in queste foreste per cibo, medicine, fibre ed energia.

Il rapporto è frutto di una investigazione dell' Inspection Panel sulle attività  della Banca Mondiale nella Repubblica Democratica del Congo, seguito all'istanza di protesta presentata da 12 associazioni pigmee. Infatti la politica di cedere immense foreste all'industria forestale, sostenuta dalla Banca Mondiale, ha portato all'irreversibile distruzione delle foreste abitate dalle popolazioni pigmee.

Il rapporto, che verrà  discusso dai vertici della Banca Mondiale nei prossimi giorni, si spera porti ad una revisione delle politiche della Banca nel Congo.

Dopo una guerra civile costata la vita a oltre quattro milioni di persone, la Banca Mondiale ha sostenuto un processo di ricostruzione basato sul rilancio dell'industria estrattiva, tra cui quella del legname. Malgrado l'impegno a proteggere l'ambiente ed alleviare la povertà, la Banca Mondiale ha fatto pressione sul governo Congolese affinché consegnasse alle compagnie del legno 600.000 chilometri quadrati di foresta, ignorando i diritti fondamentali di un numero imprecisato di Pigmei che le abitano (stimabile tra le 2500.000 e le 600.000 persone). Un prestito di 450 milioni di dollari sarebbe stato condizionato ad una politica di apertura verso le imprese multinazionali del legname. Secondo il rapporto interno, la Banca mondiale ha inoltre distorto il reale valore economico delle foreste del paese" misurandolo sullo sulle potenziali entrate fiscali, senza considerare il sostegno ad usi alternativi delle risorse forestali.

L'istanza di protesta si trova presso il sito della Banca Mondiale

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