Dopo aver distrutto migliaia di ettari di foresta tropicale in Indonesia ed aver vinto la motosega d'oro regalata da Greenpeace, l’Asia Paper and Pulp (APP), uno di principali produttori di carta del mondo ha aperto le danze al greenwashing all’italiana. A pagina 29 de La Repubblica del 4 aprile un enorme riquadro accattivante con l’impronta di una zampa (foto a fianco) richiamava l’attenzione sullo slogan “Per scoprire il nostro impegno a favore della biodiversità, seguite le nostre tracce”. Peccato che quello slogan sia solo l’ipocrita velo che da sempre ricopre le peggiori aziende nel settore forestale.

L’APP comunica nella suo spazio pubblicitario a pagamento il suo impegno per la salvaguardia di 1060 kmq della riserva delle tigri di Senepis, di 100 kmq della riserva di Taman Raja e di 1720 kmq della Riserva della Biosfera UNESCO di Giam Siak Kecil. Peccato che intorno a questo, non comprovato, impegno si dipanano distese di piantagioni di palma da olio che hanno preso il posto di foreste tagliate proprio dalla stessa APP e chilometri quadrati di ecosistemi distrutti dal taglio a raso operato dall’azienda per realizzare carta. Da più di dieci anni l’APP  trasforma le foreste e le torbiere in piantagioni di acacia per produrre cellulosa, distruggendo l’intero ecosistema e l’habitat di specie minacciate come l’orango e la tigre di Sumatra. Proprio le pressioni internazionali avevano portato molte aziende ad interrompere i contratti commerciali con l’APP e, questa, per recuperare il disavanzo economico aveva deciso di affacciarsi su nuovi mercati come quello tedesco ed italiano. Nel Belpaese ha subito trovato l’accoglienza a pagamento di giornali che ben dovrebbero, in base a quanto professano, guardarsi dall’ospitare sponsorizzazioni di chi sta distruggendo uno dei più straordinari ecosistemi del pianeta.

La APP fa parte del gruppo Sinar Mas Group e produce in Indonesia e Cina carta da fotocopie, cartoncini, cartoni che esporta in tutto il mondo ed è il primo produttore di cellulosa in Indonesia. La situazione delle foreste tropicali delle isole indonesiane ed in particolare del Borneo e di Sumatra è catastrofica. Le analisi satellitari rivelano che quasi il 60% delle foreste vergini è stato deforestato per far posto a piantagioni di palma da olio, cocco e per produrre carta. In queste foreste vive la più alta biodiversità del pianeta e molti animali sono minacciati dai continui tagli. La popolazione di orango, specie strettamente dipendente dalla canopea forestale nella quale vive, subisce pesantemente gli effetti della deforestazione e si trova in uno stato di grave declino che ne minaccia la sopravvivenza. Anche tucani, camaleonti e scimmie, insieme alla rarissima tigre, rischiano di scomparire per sempre. Tutto questo per produrre olio di scarsissima qualità che finisce nelle merendine di mezzo mondo e quaderni in pura cellulosa che molte aziende di cartoleria, comprese quelle colpevolmente sponsorizzate da alcune grandi associazioni ambientaliste, producono per la vendita a basso costo.

Oltre 40 associazioni ambientaliste in Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Austria, Belgio, Olanda, Portogallo, Malta, Finlandia, Svezia e Svizzera  si sono coalizzate nella richiesta di una politica di acquisto responsabile al settore cartario e l’arresto della deforestazione in Indonesia.

Quotidiani come La Repubblica, che si fanno promotori della piantumazione di alberi per ogni articolo sull’ambiente pubblicato e si dicono sensibili a tematiche ecologiche, non dovrebbero ospitare annunci promozionali da parte di aziende con un passato (ed un presente) di crimini ambientali, finalizzati a creare nella mente del lettore la falsa rassicurazione sulla responsabilità e sull’etica volte a mascherare la vasta distruzione in corso. La si potrebbe definire una vera e propria operazione di greenwashing, o lavaggio del cervello, verde.

 

Lo spot dell’APP pubblicato sul quotidiano si conclude con la frase: “Siamo consapevoli che affinché la nostra azienda prosperi, anche l’ambiente nel quale lavoriamo deve ugualmente prosperare”. E chi potrebbe negarlo, soprattutto se si considera che l’ambiente nel quale devi prosperare è la mente superficiale ed indifferente del lettore e la pagina a pagamento del giornale di turno. Se parlassero, invece, di foresta pluviale indonesiana, non sarebbe certo l’intervento dell’APP a garantirne la già naturale prosperità. L’impronta di una zampa non crea danni. La traccia di una ruspa e le ferite di una motosega, ne creano eccome. Lettori seguite le giuste tracce!

 

Roberto Cazzolla Gatti

 

 

 

 

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