Rangoon, 15 Gennaio 2002 - I lunghi convogli che nell'800 imperiale e britannico scendevano lungo il corsod el fiume Irawaddy dalla Birmania centrale fino alla capitale Rangoon sono tornati. Ma la strada è un'altra, altrettanto imperiale: la via della Cina. Agli imprenditori cinesi infatti sono state affidate le enormi concessioni forestali nello stato del Kachin, al confine con la provincia cinese dello Yunnan.
L'accordo coinvolge i gruppi ribelli e la giunta al potere, rispettivamente il Kachin Independence Organization (Kio) e il New Democratic Army e lo State Peace and Development Council (Spdc). Questo capolavoro diplomatico non è stato promosso mediatore internazionale, ma direttamente dall'impresa cinese interessata al business, e dal suo mananger Yup Zau Hkawng. Secondo l'accordo, l'impresa cinese costruirà una rete di strade da Myitkyina, la capitale provinciale, a nord fino a Putao e a sud fino a Bhamo,  fino al confine cinese. In cambio, l'impresa ottiene le concessioni per disboscare la foresta situata tra i due affluenti dell'Irawaddy e lungo la ferrovia per Bhamo e Mandalay.
Queste foreste, che erano state risparmiate all'epoca del primo grande saccheggio, sotto l'impero industriale di Sua Maestà Britannica, pagano ora il prezzo dello sviluppo cinese, e forse della nascita di un nuovo impero. Si tratta del più vasto progetto di deforestazione che la Birmania abbia visto.  Intanto i partner commerciali si danno il cambio, ma il ritmo dei lavori non sembra accorgersene.
In questa regione, dove uno dei più ricchi hot spot della biodiversità mondiale si sovrappone a une tra le più povere popolazioni del mondo, la deforestazione significa nuove disgrazie. Per le specie naturali, che non crescono in nessuna altra regione, e per i contadini, che pagheranno il prezzo dell'erosione del suolo, senza godere dei vantaggi dell'oro verde.

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