Nella lotta contro l'emergenza clima, anche le foreste boreali potrebbero essere più  importanti di quanto si fosse pensato, assumendo il ruolo di veri e propri ''condizionatori'' forniti dalla natura per rallentare il riscaldamento globale. Come? Liberando sostanze chimiche che rendono più dense le nuvole, che a loro volta riflettono maggiormente i raggi solari, aiutando così a raffreddare il Pianeta.
Lo studio si concentra sulle foreste temperate e boreali, che a differenza di quelle tropicali, si ritenevano contribuissero poco o niente a fermare il fenomeno del riscaldamento globale. Anzi, alcuni studi indicavano come le foreste boreali svolgessero in realtà una funzione opposta. Questo fino a poco tempo fa. Ora si scopre che anche le foreste temperate e boreale contribuiscono in modo sostanziale a contenere l'effetto serra.
La ricerca è la prima che quantifichi l'effetto refrigerante delle foreste e costituisce un passo in avanti anche nella realizzazione di modelli di previsione del clima più realistici. ''Si può pensare alle foreste come ai condizionatori del clima'' afferma Dominick Spracklen, dell'Institute for Climate and Atmospheric Science dell'Università di Leeds.
Per questo studio, gli scienziati hanno osservato sostanze chimiche rilasciate dalla foreste boreali di regioni del Nord, come Canada, Scandinavia e Russia. I modelli al computer, secondo Spracklen, hanno mostrato che le particelle rilasciate dai pini raddoppiano lo spessore delle nuvole circa 1.000 metri al di sopra delle foreste, riflettendo così un 5% extra di raggi solari. ''Potrebbe non sembrare molto - ha detto Spracklen - ma e' un effetto raffreddante notevole. Ci da' un motivo in più per proteggere le foreste''. Poiche' gli alberi liberano maggiormente queste particelle in un clima caldo, la scoperta suggerisce che le foreste potrebbero rallentare rialzi futuri delle temperature. I ricercatori hanno concentrato le osservazioni prevalentemente su pini e abeti, ma Spracklen ha detto che altre specie di alberi producono la stessa sostanza chimica e l'effetto si dovrebbe riscontrare in altre regioni, incluse le foreste tropicali.
Lo studio, condotto da scienziati britannici e tedeschi, verrà a breve pubblicato in una edizione speciale del ''Royal Society journal Philosophical Transactions A''.
 
Continuare a tagliare i polmoni verdi della Terra insomma, potrebbe accelerare l'innalzamento delle temperature in modo più rilevante del previsto.
Nel frattempo il Segretariato  dell'Unfccc, l'organismo dell'Onu sul cambiamento climatico, ha pubblicato i dati dell'incontro tenutosi a Bonn tra il 20 e il 21 ottobre, che ha prodotto linee guida metodologiche per la stima delle emissioni e degli assorbimenti di carbonio dovuti al degrado delle foreste.  I Paesi che intendono partecipare ad un meccanismo futuro di «Riduzione delle emissioni di gas serra dovute alla deforestazione e al degrado delle foreste» (Reducing emissions from deforestation in developing countries, Redd) dovrebbero iniziare già a stabilire un programma di monitoraggio del degrado delle foreste e delle relative emissioni. Le tecnologie per sviluppare degli inventari di carbonio delle foreste (per es. il videomonitoraggio) esistono già e sono già state largamente usate da molti Paesi, ma è necessario espandere tali tecnologie per il monitoraggio del degrado delle foreste e delle emissioni e dei cambiamenti delle riserve di carbonio ad esso associati.
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