Dietro l'espansione della monocoltura dell'eucalipto in Uruguay, la crescente presenza delle imprese cartarie europee. La finlandese Metsa-Botnia possiede una cartiera della capacità di un milione di tonnellate di cellulosa. La spagnola ENCE progetta una cartiera a sud ovest di Montevideo, per una produzione prevista di un altro milione di tonnellate di cellulosa a base di eucalipto.
L'impresa già gestisce 170.000 ettari di piantagioni nel sud del paese. Anche la portoghese Portucel Soporcel ha annunciato un accordo col governo per la creazione di una nuova cartiera in Uruguay, questa volta della capacità di 1,3 milioni di tonnellate. Infine la scandinava Stora Enso, pianifica una nuova cartiera, questa volta con l'obiettivo di rifornirsi di legname importato dal Brasile, ma anche in Uruguay l'impresa si appresta ad acquisire 100.000 ettari. L'impresa ha già acquisito 70.000 ettari di cui 14.000 già piantati a pino e eucalipto. Nel giro di un anno le esportazioni di cellulosa e chip di eucalipto sono raddoppiate. 
L'eucalipto è una pianta a rapida crescita. Questa qualità ha però una controparte nella grande quantità di acqua che questo albero assorbe, tanto da essere spesso usato per limitare le paludi. In un terreno diverso però questa specie comporta gravi dissesti idrici. Sia il l'eucalipto che il pino comportano forti impatti sulla composizione chimica del suolo, e quando vengono diffusi in aree non native, sono spesso responsabili di un forte degrado. L'impatto delle piantagioni di eucalipto in Uruguay è stato spiegato in diversi studi scientifici.
 

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