Un nuovo studio ha pubblicato dalla rivista Nature Communications nel numero di marzo 2020 riporta un aumento di un quinto del rischio di malaria nelle aree toccate dalla deforestazione. Tale deforestazione continua ad essere causata dell’espansione di colture industriali per la produzione di caffè, in legname, in soia, in cacao, carta, tabacco, olio di palma, carne e cotone, prodotti in vendita in tutti i supermercati del pianeta.

“Dovremmo essere sempre più coscienti nei nostri consumi, evitando di acquistare prodotti legati alla deforestazione, o ai grandi latifondisti nei paesi in via di sviluppo” spiega il leader del team di scienziati che ha condotto lo studio, Professor Manfred Lenzen, dell’Università di Sydney (Australia).

Secondo gli scienziati, dirottando il consumo da prodotti legati alla deforestazione, è possibile abbassare il rischio di malaria, e al tempo stesso proteggere la biodiversità e combattere il cambiamento climatici,

“Lo studio identifica il ruolo globale del consumo nella crescita della deforestazione, e conseguentemente sulla maggiore incidenza di malattia come la malaria” specifica il dott. Arunima Malik, co-autore della ricerca. “Abbiamo identificato il legame tra l’incidenza della malaria e la deforestazione, e quindi tra questa e la crescita della domanda globale di determinate commodity. Questo studio non si limita a mappare le correlazioni, ma rivela il legame commerciale tra la crescita della malaria nelle aree di deforestazione e i prodotti commerciali rivenduti in tutto il mondo.”

I risultati dello studio potrebbero essere utilizzati per portare un cambiamento del commercio globale, diminuendo così l'incidenza della malaria. Sarebbe necessario contrassegnare l’origine dei prodotti, certificando il loro impatto ecologico.

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