Dacca, 22 gennaio 2008 - Il ciclone Sidr ha devastato il Bangladesh: migliaia i morti, 70mila persone hanno subito perdite materiali, 50mila hanno perso la casa, 138 chilometri di costa erosi. Responsabilità? I cambiamenti climatici, certamente, ma non possiamo dimenticare i disastri ambientali causati dall'uomo.
Una delle regioni più colpite è quella di Sundarban, nel Golfo del Bengala. E il ciclone Sidr ha devastato un'area già fragile il cui ecosistema è ha rischio, ma non ancora compromesso. Mowdudur Rahman, direttore del Centre for coastal enviroment conservation, dopo anni di impegno nel suo Paese ha voluto tornare nella sua terra, il Sundarban, appunto, per iniziare con la popolazione del luogo un programma di recupero delle foreste di mangrovie e tentare di dare un equilibrio ambientale alla costa e dignità alla popolazione. Le mangrovie sono una barriera naturale ed efficace contro le ondate anomale dell'Oceano Indiano. Ma occorre conservarle. L'incuria dell'uomo, i funzionari corrotti del dipartimento forestale, l'eccesso di limo nel fiume, la riduzione dell'acqua dolce, l'aumento della salinità causano un fatale rallentamento della rigenerazione delle foreste di mangrovie. Ecco perché Rahman ha deciso di tornare nella sua terra e avviare un programma di recupero della foresta con il contributo del WWF.«Per me è stato naturale tornare nella mia terra», ci dice Mowdudur Rahman, «e fondare un'organizzazione che si potesse occupare dell'ambiente e della sua conservazione. Un passo che ha suscitato l'interesse di molti e ha fatto crescere la consapevolezza, non solo nel mondo accademico ma anche tra la popolazione locale, che aiutare le foreste di mangrovie a rigenerarsi avrebbe portato benefici a tutti». Questa iniziativa è stata inserita all'interno del pacchetto di proposte finanziate attraverso l'appello lanciato da Agire (Agenzia Italiana di Risposta alle Emergenze)insieme ai progetti di Action Aid, Save the Children, Vis e Terres des Hommes..La priorità è dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dalla tragedia ma anche avviare un programma di conservazione ambientale tale da garantire sicurezza agli abitanti di Sundarban, non solo oggi ma anche in futuro. Altrimenti sarà sufficiente una mareggiata per portar via gli aiuti che faticosamente sono arrivati nel Bangladesh. «Innanzitutto», spiega Rahman, «i beneficiari del progetto avranno un supporto concreto: alloggi, cibo per riprendersi dalla tragedia del ciclone. Non solo. Avranno tutto il supporto necessario per riavviare le loro attività e stiamo parlando dei tagliatori di legno, degli estrattori di miele, dei pescatori e dei raccoglitori di granchi. Un sostegno che non sarà limitato alla realizzazione del progetto, ma avrà una lunga durata nel tempo così da consentire il reintegro nel processo produttivo».Ci vuole poco per distruggere, ma molti anni per tornare alla normalità. L'attenzione di Rahman è concentrata sulle mangrovie: «Lavoreremo alla rigenerazione della foresta lungo gli argini del fiume Kalindi coinvolgendo la popolazione locale attraverso la Mangrove Protection Society che si occuperà di piantare 150 piante. Non solo. Abbiamo iniziato un'attività di advocacy e di sensibilizzazione rivolta a 100 insegnanti delle scuole a vari livelli, fino ad arrivare all'università. È fondamentale educare all'importanza che ha la conservazione ambientale. Per questo abbiamo coinvolto 64 scuole del distretto». Inutile dirlo: tutto passa attraverso la scuola, il resto viene da sé. 
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