Continua a bruciare la foresta siberiana. Un’area più vasta del Belgio, 320 mila chilometri quadrati, è andata in fumo. Le aree maggiormente colpite sono il territorio della regione di Irkutsk e di Krasnojarsk, in due province della Repubblica di Buriazia e in cinque provincie della Jacuzia è stato annunciato lo stato di emergenza. Il fumo arriva fino alla Mongolia. E' stata diffusa un'allerta per incendi moderati e gravi per questo fine settimana che investe 67 regioni del paese, l'80 per cento delle regioni della Federazione, come rende noto l'agenzia forestale.

Secondo il Comitato investigativo e il Ministero degli Interni gli incendi sono frutto di atti volontari volti a fornire una “copertura alla produzione illegale del legname”. Contribuisce il cambiamento climatico, che ha esteso la stagione asciutta.
 
Il ministero delle emergenze ha dovuto ammettere che ben 388 focolai sono attivi in Siberia, mentre con lo sforzo dispiegato nei giorni scorsi ne sono stati spenti appena 19. Greenpeace Russia denuncia la "catastrofe ecologica" e il ministero delle emergenze ammette che la diffusione eccezionale delle fiamme è dovuta, non solo alle elevate temperature e alla siccità, ma anche a insufficienti mezzi per estinguerle. A Krasnoyarsk ieri sera si è svolta una manifestazione di protesta, per chiedere le dimissioni del governatore della regione, l'esponente di Russia unita Aleksandr Uss, che all'inizio della crisi, il mese scorso, aveva detto che combattere gli incendi "non è redditizio”.
 
Secondo gli ambientalisti, si tratta di un disastro ecologico che contribuirà ad accelerare lo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico. Gli incendi infatti stanno provocando una produzione di oltre 50 megatonnellate di biossido di carbonio, particelle nere che finiscono irrimediabilmente nell’Artico e accelerano lo scioglimento dei ghiacci e il riscaldamento globale.

 

Joomla templates by a4joomla