Il Brasile ha annunciato il proprio impegno a ridurre la deforestazione del cerrado, la fascia arbustiva che circonda l'Amazzonia, ormai massicciamente distrutta dalla conversione agricola. Il cerrado, un'area grande quanto metà dell'Europa, si sta rapidamente trasformando in piantagioni di canna da zucchero e soia. In soli sei anni sono stati distrutti 120.000 chilometri quadrati di cerrado.
Il governo intanto, per bocca del Ministro dell'Ambiente Carlos Minc, intensificherà i controlli e creerà nuove aree protette, ma vi sono dubbi che questa strategia sia in grado di fermare l'ondata di investimenti che ruotano attorno al biodiesel.

Proprio a causa dei massicci investimenti nel'etanolo, il Presidente Lula ha definito il Brasile paese "la verde Arabia Saudita del Sud", ma gli impatti sugli ecosistemi e sulle comunità locali sono insostenibili.

Si tratta di progetti massicci. Ad esempio, la British Petroleum ha recentemente annunciato un investimento di 4 miliardi di Euro  in Brasile nella produzione di etanolo. Le due raffinerie dovrebbero essere in grado di produrre ciascuna 435 milioni di litri annui.  Il progetto comporta una massiccia estensione delle piantagioni di canna da zucchero nel cerrado.

Il cerrado ospita oltre 10.000 specie di piante, 4.400 delle quali endemiche, 935 specie di uccelli e 300 di mammiferi. I suoi corsi d'acqua svolgono un ruolo essenziale nel ciclo del carbonio.

Degli originari 204 milioni di ettari, nel 1985 ne restava il 73 per cento. Nel 2004 questo si era ridotto al  43 per cento, con un declino annuo doppio di quello dell'Amazzonia. Meno di un decimo di questo ecosistema è protetto.

 

 

 

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