Entro il 2020 l'Indonesia raddoppierà la produzione di olio di palma, arrivando a 40 milioni di tonnellate.
Nella corsa testa a testa con la Malesia, l'Indonesia divenuta il primo produttore mondiale di olio di palma. Ma i terreni agricoli sono oramai esauriti, e mentre la Malesia acquista intere regioni in Africa e Sudamerica, l'Indonesia si accanisce sulle proprie foreste. Secondo fonti governative, è possibile raddoppiare la produzione anche aumentando la produttività da 3,5 a 4,5 tonnellate per ettaro, ma il grosso dell'aumento verrà comunque dalla deforestazione: si prevede un'espansione delle piantagioni di oltre due milioni di ettari. 3,4 milioni di ettari di foreste torbiere sono già stati destinati alle piantagioni, e a lungo termine un totale di 10,1 milioni di ettari di foresta finirà in fumo, destinato ad attività produttive.
In occasione di una conferenza sull'olio di palma a Jakarta, il presidente del  Palm Oil Board, Franky Widjaja, ha candidamente dichiarato alla  Dow Jones Newswires che "se riusciamo ad aumentare la produttività a quattro tonnellate per ettaro, allora ci possono anche bastare 10 milioni di ettari".
Il governo indonesiano ha già rimosso il bando sulle foreste torbiere, che sono ora a disposizione delle multinazionali dell'olio di palma e della carta. Mentre gli ultimi oranghi e le tigri si Sumatra si avviano rapidamente all'estinzione, l'espansione delle piantagioni ha liberato tanto carbonio in atmosfera, da fare dell'Indonesia il quarto paese nella classifica mondiale delle emissioni di gas serra.
Le foreste umide indonesiane non solo preservano carbonio, come tutte le foreste, ma si sviluppano su un suolo di metri e metri di torba: una volta abbattute le foreste e drenata la torba, immense quantità di carbonio si sprigionano in atmosfera.
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