32 attivisti di Greenpeace hanno scalato le strutture della raffineria di biocarburante della Neste Oil, nel porto finlandese di Porvoo. "I carburanti Neste distruggono la foreste" recita lo striscione che vi hanno affisso.
Il piano di espansione della Neste minaccia di farne il principale acquirente mondiale di olio di palma, arrivando a consumare 1,5 milioni di tonnellate annue: un'area di nuove piantagioni vasta quanto il Lussemburgo (325.000 ettari).
La crescita della domanda di olio di palma, sta portando a un'espansione incontrollata delle piantagioni, ai danni delle foreste del Sudest Asiatico, che vengono abbattute e date alle fiamme, rilasciando come conseguenza immense quantità di carbonio, sequestrato nella biomassa e nel suolo torboso. Animali minacciati come l'orango e la tigre di Sumatra rischiano ora l'estinzione. L'olio di palma è il principale ingrediente del diesel NExBTL, il prodotto di punta della Neste Oil, venduto come carburante verde, malgrado la comunità scientifica abbia da tempo lanciato l'allarme sui rischi legati alla produzione di biocarburanti. Un recente rapporto tecnico del Finnish Techical Research Center VTT, arriva alle stesse conclusioni.
"L'olio di palma non è una soluzione al cambiamento climatico -  commenta Maija Suomela, di Greenpeace - Al contrario, vengono abbattute foreste per fare spazio alle piantagioni. I progetti di espansione della Neste Oil sono una vera e propria minaccia al clima globale". Greenpeace chiede al governo finlandese, principale azionista di Neste Oil, di non impiegare olio di palma.
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