Il 17 dicembre il Parlamento europeo si appresta a votare le Direttive sulle energie rinnovabili e sulla qualità dei carburanti. Entrambe prevedono tra gli obiettivi di lungo periodo, al 2020, un impiego su larga scala dei biocarburanti. E' molto improbabile che gli europarlamentari riescano a emendare i due pacchetti legislativi in modo di assicurare che vengano usati solo biocarburanti non provenienti dalla distruzione delle foreste pluviali.
Entrambe le direttive, una volta approvate, daranno un chiaro messaggio al mercato internazionale, sul prevedibile aumento della domanda degli stock agricoli legati alla produzione di biocarburanti. Tra questi, soia e palma da olio, le colture che stanno guidando l'avanzata della deforestazione in Amazzonia e Sud-est asiatico.

Quando nel gennaio 2007 l'Europa ha annunciato che avrebbe alzato gli obiettivi per l'impiego di biocarburanti, il governo indonesiano ha immediatamente firmato 58 accordi (per un valore di 12,4 miliardi di dollari) per l'estensione delle coltivazioni di palma da olio su circa un milione di ettari in Papua e Kalimantan. 
Lo stesso scenario è destinato a ripetersi su scala ben più vasta a seguito delle due direttive. Le automobili europee si alimenteranno con olio prodotto devastando le foreste pluviali e sottraendo cibo ai paesi più poveri. 

Oltre 200 associazioni e rappresentanze indigene hanno richiesto all'Europa una moratoria sull'utilizzo dei biocarburanti, e simili richieste sono state presentate ai governi degli Stati Uniti, dell'Australia, del Paraguay, dell'Argentina e di diversi paesi africani.

L'associazione tedesca Regenwald propone una petizione per chiedere ai parlamentare europei di non sacrificare il clima, le foreste, gli indigeni, la sicurezza alimentare, e di impegnare invece l'Unione Europea a una seria politica di riduzione delle emissioni.
  
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