La regione di Pedrogao Grande, 160 km a nord di Lisbona, è in fiamme, le vittime almeno 62. Le fiamme, spinte da un forte vento caldo e asciutto si espandono lungo le piantagioni di eucalipto e pino senza trovare ostacoli, anzi, alimentate dal clima asciutto e dall’abbondanza di carburante.
 
"Siamo davanti alla maggiore tragedia con vittime umane degli ultimi tempi in un incidente di questo tipo", ha dichiarato il premier portoghese Antonio Costa. Il governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. La polizia giudiziaria ha assicurato che gli incendi non hanno origine dolosa, e la scintilla iniziale è probabilmente stata causata da un fulmine. Ma se il la siccità e il clima eccezionalmente caldo non sono imputabili alla mano dell’uomo, la sostituzione dei boschi naturali con le piantagioni industriali lo è. Le piantagioni si estendono su interi paesaggi senza soluzione di continuità, gli alberi a crescita rapida succhiano l’acqua dal sottosuolo svuotando le falde, e lasciando sul terreno residui secchi, carburante pronto per scatenare un inferno di fuoco.
 
Qualche anno fa "The Monthly" pubblicava un articolo dal titolo: L’Eucalipto invade il Portogallo. Di fatto sono anni che l'associazione ambientalista portoghese Quercus mette in guardia contro l’espansione indiscriminata delle piantagioni di eucalipto e pinus radiata volute dall’industria cartaria, proprio quelle che hanno alimentato massicciamente gli incendi di questi giorni.
 
Paulo Fernandes, professore universitario dell’Università di Trás-os-Montes e Alto Douro, associa la rapida espansione degli incendi alle estese piantagioni di eucalipto: “La corteccia di eucalipto è molto infiammabile e aerodinamica, e con un vento forte può essere trasportata per oltre un chilometro e mezzo, e scomodo alcuni studi fino a tre chilometri”.
 
Il costituzionalista portoghese Vital Moreira ha è andato diretto al nodo: “non basta piangere i morti e lamentarsi delle condizioni climatiche atipiche, dobbiamo convincerci che abbiamo creato una foresta assassina”.
 
Proprio questo inverno una simile ondata di incendi ha devastato le piantagioni di pino del Cile, due anni fa è toccato alle piantagioni di acacia dell’Indonesia.E’ inutile nascondersi dietro a un dito: il clima sta cambiando, e le stagioni secche si presenteranno sempre più spesso. Perché continuare a fornire il carburante per queste massicce catastrofi continuando a espandere sterminate piantagioni industriali?
Joomla templates by a4joomla