In Italia ogni anno decine di migliaia di uccelli migratori vengono mutilati, accecati e segregati in micro-celle legalmente per farne esche vive per la caccia. “La cattura dei piccoli uccelli è vietata dalla direttiva Comunitaria, ma che l’Italia ha continuato a catturare oltre 1 milione di merli, allodole, tordi” spiega Mamone Capria, di Lipu-BirdLife.

 

I richiami vivi sono piccoli uccelli migratori la cui esistenza di natura, viaggio e libertà viene bruscamente interrotta da una rete che li cattura e da una gabbia di pochi centimetri che li tiene prigionieri per tutta la vita. Un abominio, contro natura e contro le regole del buon senso, che ha spinto 50mila italiani a firmare in poche settimane la petizione della Lipu e successivamente centinaia di migliaia di persone ad aderire alla richiesta di abolizione.

L’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro lItalia ma alla Camera l’emendamento che avrebbe messo al bando le esche vive non è passato per pochi voti. Ora le associazioni ambientaliste si appellano alle Commissioni congiunte Ambiente e Industria del Senato, che si riuniranno domani per votare l’articolo 16 del Decreto sulla Pubblica amministrazione.

“Il Governo, con la legge Europea votata alla Camera, aveva approvato un testo che però la Commissione europea aveva già visionato e bocciato, aprendo anzi contro l’Italia la procedura di infrazione 2006/2014. Il Decreto 91, domani in votazione in Commissione al Senato, corregge in parte l’errore di quella legge, ma è ancora insufficiente, perché, pur vietando le catture, ritiene ancora ammissibile l’uso dei richiami vivi da allevamento e lascia aperte le possibilità di nuove catture in deroga.

“Per questo abbiamo chiesto ai senatori di emendare il testo, con una proposta che abolisca del tutto la pratica e finalmente metta al riparo l’Italia da infrazioni, sanzioni e da non improbabili atti di bracconaggio.

Anche Awaaz propone una petizione contro la pratica dei richiami vivi.

 

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