Le grandi foreste incontaminate saranno sempre più simili a giardinetti e parchi turistici? E' quanto lasciano intendere gli scienziati riunitisi a Londra marzo 2012, mettendoci in guardia sull'avvento di una nuova civiltà - l'Antropocene ossia "un mondo rimodellato dall'uomo" - in parte causata da una ostinata tendenza a artificializzare i paesaggi forestali rendendoli grandi giardini domestici per uso commerciale, e minacciando biodiversità vegetale e animale.

"La manipolazione dei sistemi viventi da parte dell'uomo non è una novità. Ma ciò che sta accadendo ora, cosa è davvero senza precedenti. L'Antropocene è la scala e l'intensità della nostra manipolazione", ha spiegato nel corso della conferenza Sandra Diaz, docente presso dell'Università Nazionale di Córdoba in Argentina. La confereza, evento chiave in preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio +20) che si terrà in Brasile questo mese di giugno.

Circa il 70% della superficie del pianeta libera dai ghiacci mostra significative tracce dell'intervento umano. Una buona parte di quella superficie è occupato da paesaggi addomesticati, con specie animali e vegetali accuratamente selezionate sulla base di criteri economici e produttivi. Come gli allevamenti di bestiame e le piantagioni di soia che occupano gran parte del paesaggio del Brasile.

"Il paesaggio addomesticato è quello che più massimizza l'omogeneità e la crescita rapida degli organismi che usiamo. E' anche un paesaggio privo di competitori e predatori - spiega la Diaz - In questo modo l'effetto della selezione risulta molto diversa da quella che abbiamo conosciuto nella storia dell'evoluzione e che ha forgiato la maggior parte delle specie che vivono oggi sulla terra".

Assicurare un servizio può  diminuire la dipendenza degli ecosistemi e la fornitura di altri servizi, e questo rischia di essere molto pericoloso nella capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Un recente articolo dal Centro for International Forestry Research ha dimostrato che il crescete commercio dei prodotti forestali legnosi e non legnosi del Bacino del Congo sta minacciando l'integrità dello stesso ecosistema forestale stesso che fornisce questi beni, e mina la capacità di resistenza al cambiamento climatico.

"E' chiaro che gli ecosistemi si stanno deteriorando rapidamente ...  questo deterioramento si sta portando con sé una molte funzioni importantissime per l'umanità", ha detto Diaz.

Mentre addomesticamento ha implicazioni per la biodiversità, la distribuzione e la disponibilità di delle specie animali e vegetali, uno studio di Karivera mette in guardia sulla esaltazione degli ecosistemi naturali, o selvatici. Infatti, si legge sul blog del CIFOR, anche questi subiscono sempre più una sorta di addomesticamento da parte dell'uomo, volto a proteggere alcune specie, ma con impatti su altre specie, e spesso con un processo di degrado della biodiversità nel suo complesso.

"Il principale obbiettivo della ricerca è comprendere lo scambio tra i diversi servizi forniti dagli ecosistemi e capire come possiamo usare questi risultati per rallentare i processi antropici che al momento prevalgono anche nelle aree incontaminate", ha aggiunto Terry Sunderland, del Center for International Forestry Research.

La comunità scientifica si batte affinché la biodiversità sia inclusa tra i principali indicatori globali del cambiamento climatico, al pari delle come le emissioni di anidride carbonica e della perdita delle foreste tropicali.

"Il trend del 20 ° secolo, continua senza soluzione di continuità nel 21 ° secolo" sostiene Will Steffen, dell'Australian National University’s Climate Change Institute.

Steffen stima che la perdita di carbonio dal bacino amazzonico si aggiri attorno ai 2,2 miliardi di tonnellate nel 2010, che è stato stimato a negare circa 10 anni, che vanifica dieci anni di sequestro di carbonio.

 

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